Approfondimenti

"Taglio mulching o raccolta?"

Il taglio a raccolta è ancora oggi, nel nostro paese, il più diffuso. Si tratta di una tecnica di lavoro su cui non c’è molto da dire, e ancora meno da inventare; essenzialmente l’erba viene tagliata da una lama rotativa, la quale, generalmente, è dotata di un alettatura atta a generare un flusso d’aria sufficientemente intenso da “trasportare” l’erba stessa fin verso il raccoglitore. Il sistema a livello concettuale non presenta particolari svantaggi se non quello implicito dell’accumulo d’erba tagliata all’interno del contenitore. Ogni costruttore effettua scelte ingegneristiche diverse nella realizzazione dei propri prodotti a raccolta. Sintetizzando dirò che fondamentalmente sono due i fattori che fanno di una macchina da taglio “una buona raccoglitrice d’erba”. Il primo è costituito dalla conformazione della scocca di taglio, linee morbide e arrotondate favoriscono l’ottimizzazione del flusso d’aria all’interno della stessa, mentre un tunnel di scarico alto garantisce un’elevata portata d’aria e di conseguenza d’erba. Tale vantaggio si evidenzia in caso di taglio d’erbe particolarmente alte, folte e bagnate. Il secondo punto fondamentale è rappresentato dalla lama, ovvero dalla conformazione che essa possiede. Tanto più l'alettatura è pronunciata e sporgente verso l'alto tanto maggiore sarà la violenza del getto d’aria e conseguentemente migliori saranno le prestazioni di raccolta. È comunque fondamentale osservare che una forte alettatura sia accoppiata ad una scocca il cui volume interno sia adeguato, esistono infatti in commercio rasaerba che presentano un canale di scarico a profilo piuttosto basso, accoppiato a lame dalla forte alettatura. Ciò potrebbe, con ogni probabilità, portare a frequenti intasature, in quanto la scocca non presenta i volumi e le dimensioni adatte per sfogare verso il cesto l’erba tagliata. 

 

Quanto sopra esposto, si applica anche nei trattorini da giardino dotati di sistema di raccolta. Tuttavia qui è necessario fare alcuni doverosi distinguo.
Valutando le macchine esistenti sul mercato mondiale si possono creare delle “categorie di merito” in tema di bontà delle prestazioni di raccolta. Da questo distinguo però escluderemo le macchine professionali in quanto su di esse va sviluppata una tematica specifica.
I trattorini prodotti nell’Europa continentale si sono dimostrati negli anni, il miglior compromesso in tema di capacità di raccolta e semplicità d’uso.
Nell’ultimo decennio è sorta una specie di “scuola di pensiero europea” che privilegia la macchina dotata di piatto ventrale, con doppia lama controrotante e tunnel di scarico centrale. Questa soluzione garantisce una buona capacità di raccolta, ingombri esterni ridotti e quindi elevata praticità d’uso ed infine una miglior versatilità in quanto molti utilizzatori trovano comodo questo mezzo anche per la raccolta delle foglie.
Le macchine prodotte invece nei paesi anglosassoni tradizionalmente montano apparati di taglio con scarico laterale. Questa scelta costruttiva va vista in un’ottica di lavoro del tutto diversa dalla nostra, almeno inizialmente. Ciò deriva da una concezione del giardinaggio e quindi del taglio che si poggia su basi e tradizioni storiche più evolute, dettate anche in parte da fattori climatici differenti.
Nella cultura anglosassone il  giardino è considerato un’estensione della casa, quasi una sorta di stanza in più, e come tale riceve un livello maggiore di cure.
Ciò si riflette in primo luogo sulla metodologia di taglio dell’erba; essa avviene più di frequente, con una minore asportazione di materiale. Va da se che l’uso di un trattorino con scarico laterale rappresenta(rappresentava) una scelta vincente. Infatti, data l’esigua consistenza dell’erba risultante dal taglio, lo scarico laterale garantisce tempi di lavoro rapidi e l’eliminazione dell’onere dello smaltimento (che da sempre sono due imperativi nella cultura anglosassone).
Arrivati nel nostro continente, questi sistemi hanno dimostrato da subito i loro limiti. Così com’ era concepito in origine lo scarico laterale fu accettato a fatica, quindi, molto spesso si ricorse a soluzioni ad hoc per consentire la raccolta. Ebbe quindi inizio l’uso dei sistemi d’aspirazione dell’erba per macchine a scarico laterale, che prevedeva l’impiego di un grosso tubo che convogliava la stessa in un sistema di raccolta montato posteriormente. Ciò però solo in teoria. Sì perché nella pratica quello che succedeva era un frequente intasamento del collettore di scarico dovuto ad un’erba sempre troppo pesante o bagnata e in parte anche dal limite implicito che il sistema stesso non poteva non avere.
Molti costruttori ebbero quindi la pensata di introdurre ventole ausiliarie per incrementare le mediocri prestazioni di raccolta. Tuttavia, così facendo si veniva a creare un’ulteriore utenza parassita per i motori, notoriamente sottopotenziati, compromettendo l’intera funzionalità della macchina.
In definitiva, tutti questi sistemi sono stati bocciati dal mercato in quanto poco funzionali. Alcuni di essi sopravvivono ancora solo nelle macchine professionali.
Vi è inoltre una terza categoria costituita da macchine prodotte principalmente nel regno unito, dotate di piatti a scarico ventrale e di una spazzolatrice a rimorchio che provvede alla raccolta dell’erba. Questo sistema possiede una buona funzionalità, ma presenta l’inconveniente d’essere molto ingombrante e poco facile da gestire.

Come molti altri termini tecnici in uso comune nel giardinaggio questa parola è inglese, in quanto è anglosassone la sua invenzione. Sebbene molti costruttori se n’attribuiscono la paternità.
Il concetto base di questo sistema di lavoro prevede che l’erba sia tagliata da una lama rotativa la quale imprime al prodotto tagliato una spinta verso l’alto. Successivamente, mediante vari artifici che si differiscono da costruttore a costruttore la stessa erba viene ritagliata più volte fino ad essere ridotta in pezzetti non più grandi di coriandoli. Alla fine di questo ciclo il prodotto che ne deriva si distribuisce sul manto erboso, ove decompone.
Prima di approfondire come funzionano esattamente i sistemi di taglio mulching ritengo importante analizzare più attentamente cosa succede all’erba durante la lavorazione.
Nella teoria del taglio mulching il singolo filo d’erba viene prima tagliato e quindi ritagliato in più fasi, ciò che ricade sul terreno non è quindi uno “stolone” intero ma frammenti di esso, il punto di forza consiste proprio in questo; per effetto dello sbriciolamento subito, l’erba si decompone molto più rapidamente,  rilasciando quel 80% di acqua da cui è composta nel terreno. In altre parole il prato sì auto fertilizza in quanto trae nutrimento da se stesso. L’obiezione posta più frequente è che ciò porta alla creazione di feltro e al conseguente ingiallimento del prato. Ciò non è vero, o meglio, non è del tutto vero. Nella pratica dei fatti questo problema può essere agevolmente evitato applicando correttamente il sistema mulching.
Nell’uso “di tutti i giorni” si devono tenere in considerazione alcuni punti fondamentali che vado ad elencare.
Anzitutto è necessario scegliere il momento opportuno per il taglio del prato. Il taglio mulching, per poter essere ottimale, va fatto solo con erba asciutta o quasi completamente asciutta, se piove è necessario attendere almeno un giorno completo di sole prima di procedere. In secondo luogo si deve attentamente scegliere la corretta altezza di taglio. L’esperienza di molti decenni ha insegnato che il risultato migliore si ottiene asportando un terzo dell’altezza complessiva dell’erba. Non di più.
L’errore più comune che si fa, è voler tosare il prato ad un livello troppo basso, in questo modo s’indebolisce la struttura del manto erboso; in periodi particolarmente caldi l’erba si stressa, ingiallendo. Inoltre così facendo si porta ad un diradamento della consistenza del manto permettendo lo sviluppo degli infestanti.
Come ogni altro sistema anche il mulching ha i suoi limiti. Erbe particolarmente grasse, come ad esempio il trifoglio, fanno andare in crisi il sistema, anche se arrivati a questo punto si deve fare chiarezza. L’esperienza, infatti, ha insegnato che c’è mulching e mulching. E non necessariamente tutti hanno gli stessi limiti.

Il giardinaggio, si sa, è nato nel mondo anglosassone. Questa realtà è innegabile.
Nel vecchio continente per anni ci si è limitati a comprare in quei paesi dove un mercato particolarmente rigoglioso presentava una selezione di marche e prodotti di qualità e di contenuti tecnici nemmeno lontanamente immaginabili per quel che allora era la nostra industria del settore.
Va anche ricordato che ancora oggi, dalle nostre parti, si vede e si conosce solo una minima parte di prodotti che circolano in un “universo verde” che con il nostro parametro oserei definire “strabiliante”
In passato molti imprenditori hanno fatto la scelta di diventare importatori, investendo sulla sola compravendita piuttosto che sullo sviluppo e la produzione di progetti. Scelta chiaramente non condivisa da tutti. Tuttavia comprensibile. Va detto anzi, ad onor del vero, che buona parte dell’evoluzione del mercato delle macchine per la manutenzione del verde si deve all’opera di distribuzione da parte di queste aziende, di prodotti perlopiù statunitensi.
Questa premessa serve per anticipare quello che è l’argomento trattato in questa sezione. Come funziona in pratica, quanto bene lavora il mulching pensato e realizzato in america? Se da una parte non si può che fare un plauso ai costruttori d’oltre oceano per la sofisticazione e l’ingegnosità di molti sistemi, al lato pratico abbiamo capito che la loro adattabilità alle nostre condizioni non è sempre un dato assodato come potrebbe sembrare, ma va anzi legata ad una serie di fattori e condizioni ben specifiche. Per dirla in altre parole tali sistemi possono funzionare o  meno, semplicemente spostandosi da un giardino all’altro.
Quando si parla dei sistemi adottati dai costruttori americani, è importante non cadere in facili generalizzazioni. Doverosamente devo riconoscere che esistono esempi più che positivi, risultati brillanti ottenuti e ripetuti quasi ad ogni singola macchina venduta.
Nella mia esperienza di numerose macchine collocate in ogni genere immaginabile di giardino, ho raggiunto la conclusione che la buona riuscita del mulching con macchine statunitensi è legata in maniera indissolubile a due fattori. Il primo è la perizia e l’accuratezza con cui l’utilizzatore si attiene alle norme e ai consigli forniti dal costruttore e dal suo rivenditore. Ciò non bastando, il secondo punto fondamentale è costituito dal tipo d’erba; se troppo grassa, se il terreno è sempre troppo umido, qualsiasi mulching d’oltreoceano si è visto andare in crisi.
A seguito di tal esigenza, ecco quindi arrivare un nuovo progetto, una nuova idea, molto più giovane e promettente. Il mulching europeo.
Questo nuovo sistema di taglio prevede che la funzione mulching sia eseguita mediante una rotazione vorticosa dell’erba tagliata all’interno di una scocca opportunamente conformata. La soluzione costruttiva che reputo vincente è costituita da una camera di taglio del tutto priva d’ostacoli e protuberanze di qualsiasi tipo, in sostanza la sua forma ricorda molto quella di una ciambella.
L’aspetto più funzionale di questo sistema è la bassissima tendenza ad andare in crisi con erbe alte o bagnate, quindi, tenendo in considerazione la composizione media dell’erba in zone con livello d’umidità medio o alto questo sistema si rivela essere il miglior compromesso. Il taglio è sempre rapido ed efficace, con una bassissima probabilità d’intasarsi in caso d’erba umida. Il mulching all’europea lavora molto bene in aree come quella del nord dell’Italia, dell’Europa continentale. In futuro si prevede che esso possa diventare il sistema di taglio più diffuso.

Onestamente però non posso negare che in talune circostanze, peraltro molto rare, il mulching in generale possa non essere la soluzione ideale.



Massimiliano Buzzi